Sempre connessi, molto più soli
Internet e l’avanzamento della tecnologia ci hanno portati ad un livello di “connessione virtuale” senza precedenti. Allo stesso tempo, siamo sempre più soli, isolati, lontani.
I “like” aumentano e il baratro della solitudine esistenziale si apre sempre di più.
Il nostro Io naufraga in un mare che sembra controllabile e affidabile, ma in cui possiamo perderci e trovarci esposti nelle nostre parti più fragili.
Siamo connessi gli uni con gli altri attraverso i social, i messaggi virtuali, i video. In questo periodo più che mai questo si è accentuato, dovuto alle restrizioni e alle misure sanitarie adottate per contrastare il contagio da Covid-19. Ma anche prima di queste scelte, molto delle nostre relazioni si è trasferito su internet.
Ci sono intere generazioni che nascono in un mondo digitale ed ora in poi la direzione è questa. I nativi digitali, bambini e bambine, ragazzi e ragazze che nascono con il cellulare in mano, con un profilo social che li attende dalla nascita. Questa è la realtà di oggi. Andare contro corrente rischia di portare a comportamenti anacronistici e inutili sforzi.
Anche le forme di disagio e prevaricazione hanno fatto l’aggiornamento 2.0 e si sono in gran parte trasferite online: cyberbullismo, sextortion, grooming, e tanti altri termini utilizzati per ogni singolo pericolo che i giovani possono incontrare in internet.
A cosa serve quindi prestare attenzione?
E’ necessario educare bambini/e e ragazzi/e ad un utilizzo consapevole dei social, della rete, e di tutti gli strumenti ormai in loro possesso. Serve conoscere questo mondo per poter “connettersi” con loro e per avvicinarsi a quello che vivono, alla loro realtà.
Connessi si, ma in sicurezza.