Una rivoluzione etica nella Psicologia
La Psicologia Umanistica Esistenziale è una psicologia centrata sull’essere umano.
«È di estrema importanza per gli psicologi
il fatto che gli esistenzialisti possono offrire alla psicologia
quella filosofia di base che oggi le manca.
Il positivismo logico è stato un fallimento,
specialmente per gli psicologi clinici e della personalità.
In ogni modo i problemi filosofici fondamentali
torneranno sicuramente ad essere messi in discussione,
e forse gli psicologi cesseranno di affidarsi
a pseudo-soluzioni o a filosofie inconsce,
non sottoposte a verifica,
che essi hanno assorbito da bambini»
(Abraham Maslow) [1]
La Psicologia Umanistica nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ‘50, grazie all’opera di Carl Rogers, Rollo May e Abraham Maslow. È chiamata anche psicologia della “Terza Forza” perché si pone come alternativa alla Psicoanalisi e al Comportamentismo.
Fondando le proprie basi nell’Esistenzialismo europeo e nella Fenomenologia, la Psicologia Umanistica apporta una vera e propria rivoluzione alla Psicologia.
L’essere umano è visto nella sua interezza, come organismo capace di autoregolarsi e di tendere alla propria autorealizzazione. Pertanto, è considerato degno di fiducia nella proprie capacità ed è rimesso al centro della relazione terapeutica. Secondo la Psicologia Umanistica ognuno di noi nasce sano e capace di adattarsi creativamente all’ambiente.
I concetti di normalità, patologia e adattamento vengono completamente rivisti. Il focus non è più il sintomo o il disturbo, ma la persona. I concetti stessi di normalità e patologia decadono, poiché ogni individuo è unico e irripetibile. Etichettare la persona dentro una patologia, significa rinchiuderlo dentro una gabbia da cui poi è difficile uscire. La Psicologia Umanistica vede la persona in tutta la sua potenzialità, e ha il compito di aiutarla a ricordarsi che ognuno di noi è molto di più dei singoli sintomi che può manifestare. Inoltre, tutto va contestualizzato, non si può guardare un comportamento estrapolandolo dal contesto in cui accade.
«In sostanza respingo deliberatamente la nostra presente,
e troppo facile, distinzione tra malattia e salute,
almeno per quanto riguarda i sintomi superficiali.
Essere ammalati significa forse accusare sintomi?
Ebbene, sostengo che la malattia può consistere
nel non accusare alcun sintomo quando dovrei accusarlo.
E la salute, significa esser privi di sintomi?
Lo nego.
Quale dei nazisti ad Auschwitz o a Dachau era in buona salute?
Quelli con la coscienza tormentata,
o quelli la cui coscienza appariva loro chiara, limpida serena?
In quella condizione,
una persona profondamente umana
era possibile non avvertisse conflitto,
sofferenza, depressione, furia e così via?
In una parola, se mi direte di avere un problema di personalità,
prima di avervi conosciuto meglio
non sarò affatto certo se dovrò dirvi ‘bene!’ oppure ‘mi dispiace’»
(Abraham Maslow) [2]
In quest’ottica, il cliente è il solo e unico ad avere la conoscenza di sé, sapere di cosa ha bisogno e quali risorse attivare per agire i cambiamenti desiderati. Il ruolo del professionista è quello di imparare a vedere il mondo con gli occhi del cliente, affiancarlo nel suo viaggio personale e sostenerlo nella riscoperta delle risorse e competenze che ha già dentro di sé, aiutandolo a diventare maggiormente consapevole e responsabile.
Questo comporta un altro cambiamento rivoluzionario: non è la tecnica ma è la relazione che si instaura tra professionista e cliente che cura, poiché solo se il primo è capace di empatia, ascolto attivo e sospensione del giudizio, potrà davvero entrare in contatto con l’altro e instaurare una relazione sana e sanante. E lo può fare solo scendendo dal suo piedistallo di professionista e mettendo in gioco se stesso nella relazione. Solo così, il cliente potrà realmente sentirsi accolto, ascoltato e compreso.
«Praticare la terapia
non significa fare qualcosa al soggetto,
né convincerlo a fare qualcosa per sé;
si tratta invece di liberarlo
perché possa crescere e svilupparsi in modo normale
e di rimuovere ostacoli
in modo che possa andare avanti.»
(Carl Rogers) [3]
Marianna Turriciano
Riferimenti bibliografici citati nel testo:
[1] Maslow Abraham H. (1971), Verso una psicologia dell’essere, Casa Editrice Astrolabio.
[2] Maslow Abraham H. (1973), Motivazione e Personalità, Casa Editrice Astrolabio.
[3] Rogers Carl (1971), Psicoterapia di consultazione, Casa Editrice Astrolabio.
Altri riferimenti bibliografici:
Rogers C. (2007), La Terapia Centrata sul Cliente, Edizioni La Meridiana.
Fonte immagini: pixabay – immagini libere da copyright
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