Sbagliare significa sperimentarsi in qualcosa di nuovo
Sbagliare non piace a nessuno, chiaro.
Se poi ci è stato insegnato che se sbagliamo non siamo bravi, ci piace ancora meno.
Una risposta che spesso ricevo al mio invito ad immaginare o sperimentare qualcosa di nuovo o diverso, è: NON LO SO FARE, NON SONO CAPACE.
Vi assicuro che è talmente automatico che spesso esce di bocca a prescindere dalla richiesta. O meglio, a prescindere dal fatto che se la persona impiegasse lo stesso tempo che ci mette a pronunciare le parole “non lo so fare” provandoci, si accorgerebbe di esserne assolutamente capace.
Possiamo certo parlare di scarsa fiducia in sé, bassa autostima, meccanismi di difesa, ecc… però credo ci sia un sottofondo culturale in queste reazioni quasi istintive.
Non siamo stati abituati a sperimentarci senza il timore di sbagliare. Perché se sbagliamo arriva un giudizio negativo.
Gli errori non vengono accettati come parte del processo di apprendimento. Vengono additati, cerchiati di rosso, evidenziati, talvolta esagerati e poi inesorabilmente giudicati. Bocciati.
Mi chiedo cosa succederebbe se a scuola si evidenziassero solo le cose fatte bene.
Scommetto che la sola idea sembrerebbe assurda.
E allora anticipiamo, mettiamo le mani avanti e senza nemmeno provare archiviamo la possibilità di riuscire.
Questo è il vero fallimento del processo educativo per come viene applicato nella maggior parte delle realtà.
Allora il lavoro terapeutico si orienta nell’aiutare la persona a sbloccarsi e liberarsi da questa prigione.
Abbiamo bisogno di riaffermare il nostro diritto a sperimentare liberamente e anche commettere errori.
Ebbene si, perché senza sbagliare non potremmo imparare.
E’ nella differenza che si apprende cosa è funzionale, utile, vincente e cosa no.
Insegnare a guardare solamente la parte che non va è riduttivo.
Ricominciamo anche a guardare ciò che funziona e ricordiamoci che sbagliare è utilissimo.
Prenditi cura di te e della società di cui fai parte.