Auguri: persone connesse nell'universo

Auguri di inizio anno: qualcosa su cui meditare

Quando arriviamo agli auguri di fine/inizio anno, spesso c’è chi tira un sospiro di sollievo. A volte con cognizione di causa, altre piuttosto arbitrariamente per il solo cambio di calendario.
Il 2020, per il suo finale, si è meritato un enorme sospiro di sollievo. Piuttosto scaramantico, nella mia modesta opinione. Ma indubbiamente molto sentito.
D’altra parte, nell’anno appena finito di sospiri ce ne sono stati tanti, ma il sollievo si è visto proprio poco. E anche chi ne aveva diritto, spesso era girato dall’altra parte, a proclamare ingiustizie e ad abbaiare contro i complotti.

E visto che siamo ad inizio anno, sarà bene mantenere la tradizione di scoprire le carte ambito per ambito…

Salute

Poter dichiarare di non aver preso il Covid finora, è indubbiamente un grande sollievo. Così come vedere che i propri cari sono scampati al pericolo. O ancora, essersi ammalati in maniera sopportabile. A tantissimi non è andata così bene, e molti ancora soffrono questa situazione. Le conseguenze dell’essere impotenti davanti ad una morte in solitudine sono feroci e scavano nel profondo.

I miei più calorosi auguri vanno ad entrambe le categorie. Ai primi auguro di riuscire a dare valore ad una quotidianità senza tragedie. Agli altri auguro di avere la forza di chiedere aiuto per poter ritrovare la luce.

Nel frattempo, mi auguro vivamente che i vari governi si accorgano che togliere fondi alla sanità non sia poi stata una gran furbata. E che magari rivedano le loro priorità. Per esempio, destinando i fondi per azioni che tolgono diritti, in qualcosa che può salvare vite.

Perché si, il Covid è brutto e cattivo, ma in realtà è solo un virus. E tantissimi dei morti di quest’anno devono essere ridistribuiti equamente su chi è davvero responsabile per loro. Per esempio, chi alla sanità ha tolto fondi per anni e anni. Praticare una politica di indebolimento consapevole della nostra sanità dovrebbe essere punito per legge. Perché dai, anche un sasso ci arriva che a forza di togliere fondi, la qualità si perde per strada.

E se alla salute e alla sanità viene dato così poco valore, poco importa se sia un virus, una catastrofe naturale, una vera guerra o chi per loro. Saremo sempre impreparati. Ci saranno sempre troppi pochi posti. Rimarranno sempre troppi pochi medici. Avremo sempre troppi morti.

Perché, per esempio, quest’estate non sono stati costruiti molti più ospedali? Anche quelli da campo sarebbero andati bene.
Si vede che erano tutti in vacanza, come il Covid.

E poi, sinceramente, non è possibile che sia sempre tutta un’emergenza! Questo paese vive e fonda la propria esistenza sull’onda dell’emergenza. Una specie di visione distopica della vita, in un “adesso” perpetuo e cieco, che non apprende dalla storia o dagli errori e che non sa immaginare il futuro. Oppure, chissà, la parola “emergenza” è la prima che compare nel dizionario dei politici. Insieme a guadagno e interessi. Dev’esserci stata una riorganizzazione alfabetica tutta per loro: E, G, I, A, B, C, D…

E quello dell’emergenza è un altro virus che si propaga a macchia d’olio.

  • Emergenza infrastruttura! Quando da anni erano necessari interventi di manutenzione, restauro, demolizione di abusi edilizi, strutture antisismiche in un territorio notoriamente sismico e che ospita ben 10 (no, dico, 10!!!) vulcani attivi (anche se in media ne conosciamo solo 3, forse 2)…
  • Emergenza abitativa! Quando esistono edifici vuoti, inutilizzati, sprecati…
  • Emergenza migranti! Quando le persone migrano da secoli e in più noi non contribuiamo esattamente alla pace nel mondo…
  • Emergenza freddo! Come se ogni anno non arrivasse l’inverno…
  • Emergenza caldo! Come se ogni anno non arrivasse l’estate…
  • Emergenza scuola! Vedi sopra sulla questione spazi ed edifici vuoti. In più ci sono migliaia di futuri insegnanti in attesa di un posto…
  • Emergenza trasporti! Eh… qualche autobus in più glielo potevamo mettere in giro per le strade… magari in tempo per la riapertura delle scuole a settembre, ah no ottobre, boh chissà…
  • Emergenza rifiuti! E ci sono paesi che i rifiuti li comprano perché li convertono in energia…
  • Emergenza lavoro! Ah, senza investire in niente non si creano da soli i posti di lavoro e in più c’è ancora ampio margine di sfruttamento…
  • Emergenza ecologica! E ci rimpalliamo delle scorie radioattive in giro per lo stivale perché di tenersele sotto ai piedi non va a nessuno… quei rifiuti dell’energia nucleare… quella che serve a fare a meno del petrolio… quella che dovrebbe aiutare l’ambiente…

E la lista continua.

Il fatto che tutto sia trattato come emergenza è un problema serio. Significa sostanzialmente almeno due cose:
1) che la capacità di previsione a medio e lungo termine sia una competenza non pervenuta;
2) che il rimedio arriva a danni accaduti, quindi tardi: ci sono già state vittime
Bene, ma non benissimo.

Poi alla lunga a qualcuno potrebbe pure venire il dubbio che in fondo risolvere i problemi non sia proprio conveniente. E se poi sull’altro piatto della bilancia c’è il peso dell’incompetenza…

Addirittura i DPCM riescono ad assumere una modalità emergenziale, con il loro essere proclamati il sabato sera, la domenica notte, quasi all’alba del lunedì. Ma non è emergenza ciò che accade in media ogni 15 giorni.
Farebbe quasi ridere, se non fosse che ormai le persone hanno un diavolo per capello.

Allora i miei auguri sono rivolti allo scorrimento del dizionario. Che si raggiunga in svelto la P e si cerchi sotto la voce “prevenzione”. Perché è di prevenzione che questo paese ha bisogno, non di emergenza. Ma chissà dove sarà finita la P in quell’alfabeto strampalato!
E poi ho un augurio tutto per Conte. Al nostro Presidente auguro che possa ripristinare alla svelta il proprio ciclo sonno-veglia. Lo auguro a lui e a tutti noi.

Lavoro

Anche i privilegiati che hanno potuto mantenere il lavoro, in effetti, possono dirsi sollevati. Più o meno, certo, perché l’effetto crisi ha comunque rimbalzato trasversalmente alle diverse occupazioni. E se non girano soldi…

Ci sono tantissime persone che non possono più lavorare e gli aiuti statali tardano ad arrivare o sono miseri rispetto ad una vita dignitosa. Forse il concetto è che visto che questi poveracci prendevano una miseria pure lavorando, se non lavorano tanto vale non esagerare. Un po’ come se non ci fosse il concetto di dover pagare le bollette, le tasse (che sono da pagare, eh! Non sia mai!), magari un affitto. Oppure, che ne so, mangiare e comprare almeno l’indispensabile.

A proposito di cose indispensabili, è da un po’ che mi sorge una domanda. Ma Conte & Co non comprano mai vestiti nuovi? Di sicuro vanno dal parrucchiere ogni settimana, questo l’abbiamo capito. Ma la giacca e cravatta con cui li vediamo, volete dirmi che sono sempre le stesse?? E comunque li abbiamo sgamati: loro della cultura non se ne fanno nulla, non leggono e non vanno nemmeno in palestra. Ma nemmeno un film ogni tanto?

E poi ci sono i fantasmi del lavoro, quelli che “tecnicamente puoi lavorare ma in realtà non riesci”. Perché? Banalmente, perché se tu puoi lavorare ma il tuo lavoro non è essenziale, il cliente non può cambiare nemmeno comune per usufruire del tuo servizio. Quindi o hai il tuo entourage di clienti modalità harem, tutti appresso a te, oppure ti arrangi online, oppure ti attacchi proprio. Ah no, non era così. Il punto è che diventa assai difficile.

Oppure, magari succede che puoi lavorare lunedì, poi martedì no, poi mercoledì solo fino alle 18, poi giovedì solo se sai camminare sulle mani e venerdì solo se sai ripetere all’indietro tutti i versi della Divina Commedia… arrivi al weekend che hai chiuso baracca e burattini e hai mandato tutti all’inferno.
E questi stanno pure senza gli aiuti poco dignitosi di quelli di prima, perché “tecnicamente puoi lavorare”. Auguri!

Mi auguro davvero che questo paese apra gli occhi e diventi capace di calarsi nelle diverse realtà quotidiane. Sembra che della vita reale, chi sta al governo, non ne sappia nulla.

Siamo arrivati a comprendere che serviva differenziare le regioni. Bene. Ora serve un altro sforzo, bisogna restringere ancora di più il campo, alla provincia, al comune, fino ad arrivare ad ogni singola casa se necessario. Quando si ha a che fare con gli esseri umani bisogna guardare al particolare, non al generale.
E’ difficile? Certo. Ma nessuno ha mai detto che fare politica sia facile (e infatti sono lautamente stipendiati per questo).

Scuola

E infine, un bel sospiro di sollievo credo proprio che debbano farlo in coro tutte le generazioni che hanno terminato i propri cicli scolastici. Non siete d’accordo?
Perché poveretti, si sono visti trattare come untori, si sono visti togliere tutte le loro attività quotidiane (da quelle di socializzazione a quelle sportive), si sono visti somministrare diritti di serie B (perché si, l’istruzione è ancora un diritto e no, la didattica a distanza non funziona granché) e ora tutto quello che fanno è fare dei sit-in di protesta seduti per strada. Ma ci rendiamo conto?

Servono più spazi per evitare che le aule siano stipate di ragazzi e ragazze? Sì, ci sono un casino di edifici in disuso.
Servono più insegnanti e personale scolastico per garantire più turni e per dividere le classi? Sì, ci sono un sacco di persone che cercano lavoro.
Servono più mezzi di trasporto per garantire gli spostamenti in sicurezza? Sì, aggiungiamo dei pullman (quelli da turismo mi pare siano inutilizzati attualmente, no?), autobus, tappeti volanti, qualcosa.

Ma è lo stesso ritornello: in tutti questi anni bisognava aggiungere fondi, non sottrarli. E dire che il più e il meno li insegnano alle elementari.

Risultato: i banchi a rotelle.

Minuto di silenzio.

Anche più di uno.

No, dico, I BANCHI A ROTELLE????? Dei geni.

E poi non c’è da stupirsi se si passa dal Ministero dell’Istruzione ad un incarico nella sanità. Per dire.

E allora cosa augurare? Qui la lista degli auguri sarebbe lunga, poiché il panorama che si apre sul tema scuola è davvero degradante. E allora mi limito ad augurare a tutti gli studenti e a tutte le studentesse di non avere più pazienza, di non perdere la speranza e di continuare a far sentire la propria voce per poter ottenere ciò che spetta loro di diritto.

Amore

Perché, esiste?

No, scherzo. Insomma.

Anche qui ho letto e sentito di tutto. Dalla difficoltà (contingente) di incontrare nuove persone, allo sponsor della masturbazione. Tra un po’ anche la Durex promuoveva il fai da te! E specifico che faccio parte della categoria di psicologi ed esseri umani che pensa che la masturbazione sia assolutamente SANA (tutti i colleghi che la pensano diversamente possono cambiare epoca, se non proprio mestiere, e ritornare nell’800).

Ad ogni modo, abbiamo bisogno di contatto umano, anche fisico. Non si può prescindere.
Il Covid c’è, è una vera lisca nel palato, spina nel fianco, l’aquila di Prometeo… ma abbiamo bisogno di monitorare anche la nostra salute a livello più completo, invece di considerare sempre e solo quella fisica/medica.

Mi auguro vivamente che ci sia sempre più spazio per l’amore nell’esistenza di ogni persona. L’amore che riscalda i cuori e riempie di gioia. Quello del prenderci cura, dell’accogliere, del coccolare. Della fiducia e del rispetto, della condivisione e delle differenze. Della libertà e del dare valore, dello scambio e dell’autonomia.

Conclusioni

E’ stato un anno davvero molto difficile. Siamo arrivati alla fine del 2020 stremati perché è stato un anno dai mille colori. E non quelli della sfera cromatica dei DPCM, ma quelli emotivi.

Dalla paura, al dolore, alla rabbia, all’insoddisfazione, alla disperazione, alla sfiducia.
Il tutto condito da una perenne incertezza. Non è stato facile per nulla.

E allora i miei auguri non possono essere che semplici, dopo tutta questa complessità. Semplici, ma non facili.

Auguro di avere la consapevolezza di cos’è buono per sé (senza dimenticarci degli altri), il coraggio di seguire la propria strada e la capacità di lasciare andare ciò che non ci serve più.

Auguri e un brindisi al futuro, che è già qui e ci riguarda!

Auguri - mani che si toccano